Dai citati documenti è da ammettere, come si è detto, che negli ultimi anni del ‘600 e nella prima metà del ‘700, la festa in onore della SS. Vergine delle Grazie si celebrava solo a Pentone e consisteva quasi esclusivamente in cerimonie religiose. Non è da escludersi, però, l’ipotesi che in epoca antecedente si celebrasse anche a Termine e che la tradizione fosse stata interrotta a causa delle cattive condizioni della Chiesa Rurale, che sarà « riedificata e rifatta » nel 1762. Anche il Duomo di Catanzaro fu chiuso nel 1744 e lo sarà di nuovo, per 50 anni, nel 1783 per i danni prodotti dal terremoto.
All’inizio dell’800 e, probabilmente, anche nella seconda metà del ‘700, dopo la ricostruzione della Chiesa Rurale, i festeggiamenti si svolgevano con un programma molto simile, nelle grandi linee, a quel lo attuale.
La seconda domenica di settembre la Sacra Immagine veniva portata in processione al Santuario di Termine, e, dopo alcune funzioni che ivi si celebravano (messe, benedizioni, panegirico), lo stesso giorno veniva riportata alla Chiesa Madre.
La processione andava per i monti, seguendo la stessa viottola irta e malagevole che segue oggi, tornava attraverso sentieri ancora più scoscesi (Serai, Valle del Mulinello) e rientrava dalla parte più bassa del paese, dal Rione Vallotta. La andava incontro un’altra processione con la statua di S. Giuseppe, e la <<confrunta>> (incontro) avveniva nella piazza che da questo avvenimento trasse il nome, nella piazza Madonna delle Grazie. Si formava, così, un’unica processione che percorreva le vie del paese al canto delle litanie e al suono dei tamburi.
La partenza, l’arrivo della Madonna, la <<confrurita>>, le benedizioni venivano salutati dal suono delle campane e dal crepitio dei « maschi » (mortaretti). Nel 1843 furono sparati 3.500 « maschi dai devoti particolari » e altri 2.500 « a spese della Procura ».
La costruzione della strada rotabile Termine-Pentone apportò delle modifiche alla processione che continua, nell’andare a Termine, a seguire la via dei monti, conservando tutta l’antica suggestiva bellezza, ma ritorna a Pentone per la nuova via. La « confrunta » non avviene più nella piazza Madonna delle Grazie, ma nella piazza principale del paese, come anche non viene più portato in processione il simulacro di S. Giuseppe, ma quello del Protettore S. Nicola.
Da qualche anno un’altra innovazione. La Sacra Immagine, dopo le funzioni di Termine, viene portata prima a S. Elia e poi a Pentone, fino « alla Pigna », su un carro trionfale, seguito dalle modeste motociclette, come dalle lussuose macchine. La processione, nel paese, inizia alle 15 circa e si protrae fino alle 19. Con essa hanno termine tutte le funzioni religiose che prima, invece, continuavano anche la sera di domenica e fino a tarda ora.
L’oratore, oltre alle prediche del triduo, è tenuto, per antica consuetudine, a fare un fervorino, prima che la Madonna lasci il paese, al rione Fontana, e a pronunziare un breve discorso di saluto alla SS. Vergine, quando la processione arriva a Termine.
Fino a cinquanta anni fa circa, dopo la processione, che terminava alle ore 13 circa, veniva celebrata una Messa durante la quale si sorteggiavano dei premi, detti maritaggi, a favore delle ragazze povere del paese, secondo il legato testamentario dell’Avv. A. Mannella del 1885 e le disposizioni del Vescovo De Riso. La Messa, in seguito, è stata sostituita da un pontificale, che si celebra il sabato della festa, e durante la sacra funzione, alla quale intervengono le Autorità cittadine, vengono estratti premi per i più bisognosi.
Da circa trenta anni è in uso la pia pratica dei sette martedì di Termine. Nei sette martedì che precedono la festa, un’ora prima dell’alba, le campane suonano a festa e i fedeli processionalmente si avviano a Termine, dove vengono celebrate diverse Messe. Altra recente usanza è quella di riunirsi in gruppi nei vari rioni, nelle sere che precedono la festa, per recitare il Rosario e per cantare insieme le lodi alla Madonna.
Nella seconda metà dell’800 i primitivi « sproni » furono sostituiti da lampioncini di carta multicolori. In seguito, le vie attigue alla Chiesa vennero illuminate con lucignoli ad olio in globi di vetro colorato e con acetilene. Dal 1929 abbiamo l’illuminazione a luce elettrica.
Ma la caratteristica della festa di Termine sono le « Luminere », la fantastica illuminazione delle creste dei monti che fanno da scena al Santuario.
Vengono accese centinaia di grossi batuffoli imbevuti di nafta ed appesi ad un filo che corre per chilometri sulle montagne. E’ uno spettacolo veramente interessante, unico in Calabria e forse in Italia.
Fino al 1922 era in uso accendere, sulla stessa linea, fascine dì rami fronzuti che potrebbero essere un’altra prova dell’antica origine del culto della Madonna di Termine; è noto, infatti, che l’accensione di fuochi sui poggi in segno di festa è usanza antichissima. Dai nostri documenti possiamo solo affermare, con certezza, che le « luminere » venivano accese già nei primi anni dell’800 e ogni anno la Procura pagava 8-10 « giornate » per la « frasca ».
Nel 1838, in occasione della festa di Termine, si ebbero per la prima volta i fuochi di artificio. Risulta che furono incendiati « 400 furgolì », « 15 furgoloni », « 16 carcasse » e la « rotella bolognese ». Spettacolo veramente grandioso a quei tempi per Pentone. In quell’anno la Procura provvide anche a Pitturare gli altari della Chiesa Parrocchiale e della Chiesa di Termine e a restaurare la statua della Madonna. Fece inoltre eseguire riparazioni alla entrata della Chiesa di Termine », e non mancò in fine di fare « un complimento alli gentarmi » che avevano prestato servizio durante la processione.
In seguito l’interesse per i fuochi di artificio è andato sempre aumentando, specialmente in questi ultimi anni nei quali si sono avute entusiastiche gare pirotecniche.
Se sappiamo con sicurezza quando per la prima volta, in occasione della festa di Termine, si ebbero i fuochi di artificio, non sappiamo con precisione in quale anno l’allegro rullio dei tamburi ed il rimbombante suono delle grancasse cessarono per dare il passo alla musica degli ottoni. I rendiconti dal 1855 al 1887 mancano. Dal rendiconto del 1888 risulta che furono spese per la banda lire 90, mentre i fuochi vennero a costare lire 60. Da quell’anno la banda non è mai più mancata, se si toglie il periodo delle guerre. E per parecchi anni la festa fu allietata dalla banda di Pentone, che dal 1904 al 1909 fu una delle migliori della provincia. Nell’ultimo trentennio sono state invitate anche musiche molto rinomate, (Taranto, S. Severo, Accettura, Ceglie Messapica, Lanciano, ecc.).
Una nuova manifestazione di arte e di fede veramente interessante la dobbiamo al fervido zelo e al fine gusto artistico di Don Mario Talarico: Le « litanie lauretane ». La vigilia della festa, giovinette in veste di « Virgo », di « Mater », di « Regina » sfilano per il corso principale, sorreggendo i simboli classici della devozione mariana. E’ una rappresentazione molto ammirata ed apprezzata.
Per quanto riguarda i festeggiamenti del mese di luglio, la tradizione è stata sempre rispettata. Oggj, come nel ‘600, il giorno della Visitazione di M. V. si celebrano solenni funzioni religiose in onore della Madonna delle Grazie, nella. Chiesa Parrocchiale e nel Santuario di Termine.
Il culto della Madonna di Termine è in continuo sviluppo e ciò non è sfuggito alle Autorità Ecclesiastiche che apprezzano molto il profondo senso religioso dei Pentonesi.
Nel 1950 furono celebrati con solennità il secondo centenario della ricostruzione del Santuario, effettuata, come, si è detto, nella metà del ‘700, ed il primo centenario dell’acquisto della statua. I festeggiamenti riuscirono grandiosi, e le Autorita Ecclesiastiche, in quell’occasione, vollero onorare Pentone di un congresso mariano, il primo della Archidiocesi di Catanzaro. Le assisi organizzate dall’Arciprete Tarantino, dal Canonico Talarico e dal Comitato (Dott. Antonio Pullano, Ing. Vincenzo Capicotto, Avv. Antonio Talarico, Prof. Antonio Capilupi, Prof. Giulio Tarantino, Geom. Luigi Barberio), ebbero pieno successo. L’orazione ufficiale fu tenuta dal Sottosegretario di Stato On. V. G. Galati alla presenza dell’Arcivescovo Fiorentini, del Procuratore Generale e di altre Autorità Molto interessanti le conferenze del Canonico Talarico, dell’Avv. Nisticò e delI’On. Frogio. Mirabile la relazione del Giudice Basilio Sposato sul tema: << Maria vivente ed operante nella storia delle anime>>.
Il 1° novembre 1954 lo stendardo della Madonna di Termine, insieme a 480 vessilli dei principali Santuari del mondo, veniva decorato da medaglia commemorativa da S. S. Pio XII nella Basilica Vaticana.
Dal 1949 si pubblica, sotto la direzione doll’Arciprete Tarantino, il Bollettino << La Madonna di Termine >> che riporta le notizie relative al culto della SS. Vergine, all’amministrazione del Santuario e agli avvenimenti più importanti della Parrocchia,
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Parte integrante della festa è la fiera. Non abbiamo alcuna notizia circa la sua origine, ma con certezza possiamo dire che nel 1846, in seguito alle vive premure del giudice conciliatore Don Vincenzo De Laurenzi, fu prolungata, per decreto reale, di tre giorni.
Ecco il Decreto:
<< Ferdinando II° per grazia di Dio Re de1 Regno delle due Sicilie di Gerusalemme, ecc. ecc., Duca di Parma, Piacenza, Castro, ecc. ecc., Gran Principe ereditario di Toscana, ecc. ecc. Veduto la avviso della Consulta dei Nostri Reali Domini di quà del Faro. Sulla proposizione del Nostro Ministro Segretario di Stato degli Affari Interni. Abbiamo risoluto di decretare e decretiamo quanto segue. Art. 1. Il Comune di Pentone, in provincia di 2° Calabria Ulteriore, è autorizzato di prolungare per tre giorni la durata dell’annua fiera che ivi si celebra nella seconda: domenica di settembre, in ricorrenza della festa della Madonna delle Grazie, incominciando dal venerdì precedente la domenica suddetta, serbate le prescrizioni contenute nella sovrana risoluzione del I° giugno 1826. Art. 2. Il Nostro Ministro, Segretario di Stato degli Affari Interni è incaricato dell’esecuzione del presente decreto. Napoli 7 aprile 1846. Ferdinando. Il Ministro Segretario di Stato degli Affari Interni N. Santangelo. Il Consigliere Ministro di Stato, Presidente interino del Consiglio dei Ministri Marchese di Pietracatella >>.
Riportiamo inoltre la notifica del sindaco Vitaliano Pullano: << Si previene il pubblico che il Re nostro Signore si è degnato con decreto del 7 aprile 1846- concedere al Comune di Pentone il prolungamento per tre giorni dell’annua fiera che ivi si celebra in ricorrenza della festa della Madonna delle Grazie, detta di Termine ossia delle Trache, incominciando dal venerdì precedente alla seconda domenica di settembre. Tutti coloro che vorranno concorrere, oltre alla strada comoda e sicura, vi troveranno acqua abbondante e altre ospitalità>>.
In verità le strade, che conducevano al Santuario, erano tutt’altro che comode, erano mulattiere mal tenute e viottoli di campagna. Solo nel 1891 si potè arrivare a Termine con le carrozze.
La storia della strada, che passa per Termine, merita un breve cenno. Secondo il progetto dell’ingegnere Caimi del 1872, la Soveria Mannelli-Zagarise doveva toccare Pentone e doveva, poi, essere allacciata con la Catanzaro-S.Elia attraverso la contrada Capuacquari. Il Santuario sarebbe così rimasto isolato, diviso, per una continua catena di montagne, dalla strada rotabile.
Il Procuratore dell’epoca, Arciprete Vincenzo De Laurenzi, non si diede per vinto. Con abile mossa riusci a fare modificare il tracciato Caimi e a fare passare la strada per Cafarda, lasciando temporaneamente isolato Pentone. In un secondo tempo convinse gli altri comuni del mandamento a riunirsi in consorzio, e, con il loro aiuto, ma soprattutto con il lavoro dei Pentonesi, fece costruire il tratto Pentone-Termine. Infine, seppe toccare il cuore generoso del sindaco Do Seta e riusci ad ottenere, a spese del Comune di Catanzaro, la costruzione della S. Elia-Termine.
Questa, in breve la storia della strada CatanzaroTermine-Pentone che richiese all’Arciprete Do Laurenzi vent’anni di lavoro intelligente e tenace e che senza alcun dubbio, ha contribuito non poco allo sviluppo del culto della Madonna di Termine.
Dalla comoda strada trasse presto nuovo incremento la fiera e il concorso dei pellegrini aumentò notevolmente.
Intorno al ‘900 la fiera, che si svolgeva lungo la rotabile, aveva preso tale sviluppo da ostacolare seriamente il traffico, il Procuratore, Arciprete Don Gaetano De Laurenzi, provvide ad allargare sia la piazzetta, che è dinanzi alla Chiesa, sia la strada per S. Elia, nel suo tratto iniziale.
I lavori furono eseguiti dal maggio al luglio 1904, dal dicembre del 1904 al febbraio del 1905, dal novembre del 1905 all’aprile del 1906. La natura del terreno li rese difficili e dispendiosi. Quando l’opera sembrava a buon punto, la montagna, sotto I’azione corrosiva delle pioggie, smottava e bisognava cominciare da capo. Per lunghi mesi si dovette lottare con le frane, e solo nell’aprile 1906 si riusci a raggiungere il terreno sodo e ad ottenere definitivamente lo spazio necessario per la fiera.
Nel 1923 furono eseguiti nuovi lavori e al posto dei vecchi pioppi furono piantati altri alberi. Nel 1946, per il vivo interessamento dell’Arciprete Tarantino, L’amministrazione comunale di Catanzaro, essendo sindaco L’On. Vincenzo Turco, concesse una presa d’acqua dal vicino acquedotto, e così a Termine si potè avere l’acqua corrente per anni desiderata.
La fiera di Termine ebbe molta importanza nella vita pentonese. Oggi lo sviluppo economico e il progresso morale del popolo hanno notevolmente contribuito a renderla meno popolare e meno interessante.
Ricordo le fiere di cinquanta anni fa, e, mentre scrivo, il mio pensiero accorato torna ad esse con viva nostalgia.
Sono quasi del tutto scomparsi gli ottimi manufatti del nostro artigianato calabrese: gli arnesi rurali di ferro battuto, i luccicanti rami di Dipignano, gli utensili di terracotta di S. Andrea, la <<frandina >> dei paesi presilani, i cordami di Soriano, i cestini di Fossato, gli oggetti lavorati al tornio di Torre.
Sono sparite le bancarelle del ricercato, saporosissimo <<casu du quagghiu>>, e solo in qualche osteria si vede ancora fumare <<‘a tyana>> col tradizionale << stufatello >>. I << mustazzoli >> di Soriano e i <<cavalluzzi>> di Carlopoli, di cui noi ragazzi eravamo tanto avidi, sono ormai anche essi poco considerati.
Non più << cullurelle >> dolci, di produzione casalinga nè <<limonate >> di genuino limone, ma pasticceria fine e gelati di tutte le qualità. Non più quadretti di Santi, Madonnine di cartapesta e scarabattoli con il Bambinello Gesù di cera, ma graziose bambole e complicati giocattoli meccanici. Il suono delle ciaramelle e delle fisarmoniche è stato soppiantato dagli strepiti dei motori e dei clackson e le tozze macchine e le << vespe >> hanno preso il posto dei carrozzini snelli ed eleganti, dei lussuosi landaus, dei barocci, delle cavalcature infiocchettate.
Si vede ancora qualche << pacchiana >> che fa spicco, col tradizionale fastoso costume di Gagliano o di Gimigliano, in mezzo alla folla dei pellegrini, ma ormai non sono che un ricordo i nostri contadini con l’abito di <<castorino>> bleu e la << cammisola >>, le donne col << carpitello >> o col << maccaturune ed i vecchietti che non sapevano rinunziare (1906-1907) all’antico costume calabrese: cappello a cono, giubbetto a bolero, calzoni corti e stretti, calze turchine e uose. Ed ormai pochi ricordiamo le << zagarelle >>
e la voce roca dei venditori ambulanti: , <<misurelle, misuramo>>.
Tante cose sono mutate, ma la fede è rimasta salda come nell’animo dei nostri padri, e la devozio, sempre fervida, richiarna a Termine una moltudine di pellegrini di tutte le condizioni sociali.
Ricordiamo fra i pellegrini di cinquanta, anni fa gentiluornini del patriziato catanzarese alti magistrati, dotti sacerdoti, distinti professionisti: dal Barone Zinzi al Conte Pecorini-Manzoni, dal Marchese De Riso al Marchese Mottola, dal Presidente De Conciliis al Presidente Conidi, dal Protonotario Apostolico Parrella al Teologo Tramma, dal Professore Vono al Dottore Colosimo. Ed anche Oggi non sono poche le persone di cultura e di riguardo che amano partecipare con fede purissima alla nostra mistica tradizionce. Vivo è il ricordo di un alto magistrato pentonese, di recente scomparso, S. Ece. Carlo Marini, che ogni anno, immancabilmente, seguiva con edificante pietà la processione sui Monti.
A Pentone per indicare sia la SS. Vergine delle Grazie, sia il Santuario di Termine, sia la festa, si usa un unico nome che viene pronunziato con espressione di sentita devozione e di tenerezza: <<A Madonna>>
<< A Madonna >> è in ogni famiglia la festa più desiderata e più attesa. I Pentonesi, professionisti, operai, costretti a vivere lontano per ragioni di lavoro, resistono al richiamo delle altre ricorrenze, ma << quannu ‘a Madonna >> sono tutti a Pentone. E chi non è presente di persona, è prosente con la mente e col cuore. I nostri emigrati, che pure ogni anno con entusiasmo inviano il loro generoso obolo (circa un milione), hanno voluto anche in America innalzare un tempio alla Madonna di Termine e, nel medesimo giorno, ne celebrano la festività.
Tutti sentiamo prepotente il bisogno di partecipare a questa nostra dolce e mistica tradizione che sensibilizza gli affetti più santi, che rievoca i ricordi più cari, che ci riporta alle gioie ed alle illusioni dell’infanzia.
O Mamma mia, come ti ricordo la seconda domenica di settebre ! Inoltrata negli anni e col cuore che già cedeva, ti ostinavi a voler seguire la processione sulle montagne, come avevi sempre fatto. E contenta affrontarvi il faticoso cammino, sorretta dalla vitalità dello spirito e sospinta dalla fede !
O Padre mio, come ti rivedo, a Termine, all’arrivo della processione ! Le andavi incontro con animo commosso e non sapevi trattenere le lacrime alla vista della Madonna dei tuoi avi, della Madonna della tua famiglia.
Le vostre care voci rivivono piu intensamente entro il mio cuore nei giorni di Termine. E in una ineffabile corrispondenza, sento te, mamma, che mi ricordi la regola della tua vita, l’amore per i poveri, per i derelitti. Sento te, padre, che mi raccomandi di continuare il tuo apostolato di medico sempre secondo i tuoi puri principi cristiani.
Oh, santi, indimenticabili genitori ! Oh, sante, indimenticabili tradizioni !