Nei tempi antichi si faceva tutto a mano, anche la lavorazione delle olive. Esse venivano spremute a freddo con le macine di pietra mosse dagli asini. Il succo, un misto di acqua e olio, veniva raccolto in vasche dove decantava, cioè l’olio più leggero andava a galla. Questo veniva sapientemente raccolto tramite il coppo piatto. Con la diffusione dell’elettricità il processo divenne più rapido, ma a Pentone la decantazione è stata fatta fino agli anni 60. La parola “trappito” si origina dal modo di dire dialettale “trappi trappi” che vuol dire piano piano, visto la lentezza del procedimento. Solitamente le donne, le trappitare, portavano le olive con i cofini al frantoio, dove venivano lavorate dagli uomini, e si caricavano l’olio da portare alle case dei proprietari, insieme alla sansa che veniva utilizzata per il camino. Tra le persone dedite a questo faticoso lavoro, ricordo Vincenzo Marino, Cenzinu du satture, Rodolfo Anacreonte e l’amico Cecè Rex con Luigi Pullano. Fra le donne ricordo le sorelle Dornetta e le sorelle Tallerico, Marietta e Giuseppina, ritratte in foto e Maria Pugliese, anch’essa ritratta. Foto gentilmente concesse dai familiari.