In questi giorni inizia la festa a noi più cara, la Festa della Madonna di Termine che, come tradizione, è seguita, il lunedì successivo, dalla Festa dell’Emigrante. Un tempo, questa ultima ricorrenza era nota come la Festa dei Pentonesi perché in realtà rappresentava il giorno festivo di tutti quei pentonesi che, nella settimana della festa di Termine, e soprattutto la domenica, erano impegnati nei baratti della fiera, dove si scambiavano prodotti agricoli e animali di allevamento come asini e capre. Solo il lunedì potevano riposare e fare festa. I giovanotti approfittavano del tradizionale palco in piazza, costruito da mastro Nicola e Maccarrune, adibito per la festa della Madonna, e cantavano e suonavano e si divertivano con poco. Il fatto di mantenere questo giorno lavorativo come di festa, ad alcuni pentonesi costò il posto di lavoro, perché non si presentarono in cantiere (ma poi la ditta li riprese). Col tempo il paese fu sempre di più caratterizzato dal fenomeno dell’emigrazione. Molti pentonesi lasciarono l’Italia o la Calabria in cerca di fortuna. Fra gli anni 70 e80, a cura della Chiesa si organizzarono le prime collette fra gli emigranti per organizzare questa ricorrenza che divenne ufficialmente Festa dell’Emigrante. Fra i tanti, cito soltanto Lamanna Vincenzo, noto a tutti come Nava Nava e Michele Marino detto e Cicila. Negli anni 80, con la costituzione della proloco, la Festa entrò nelle sue competenze ed é giunta a noi cosi come la viviamo. Auguro a tutti una serena festa di Termine e lunga vita alla Festa dell’Emigrante.

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